Analisi di mercato del primo trimestre 2023

4 Minuti di lettura 17 mag 23

Si rimanda al glossario per la definizione dei termini contenuti in questo articolo.

In sintesi:

  • Nel corso del primo trimestre i titoli azionari e obbligazionari hanno generato risultati positivi. Il grosso dei guadagni è stato originato dalle azioni in gennaio, in seguito a dati economici più brillanti del previsto. Più di recente, le obbligazioni hanno registrato un balzo in avanti, visto il calo delle aspettative sui tassi di interesse futuri.
  • Dopo le tensioni che hanno interessato il settore bancario statunitense a marzo, tra cui il crollo della Silicon Valley Bank (SVB), non individuiamo impatti economici diretti e non abbiamo modificato le nostre view di lungo periodo. Pur aspettandoci l’emergere di ulteriori problemi per via dei tassi di interesse più elevati, non prevediamo una crisi finanziaria analoga a quella del 2008.
  • A nostro avviso, il segmento azionario continua a essere allettante nel lungo termine, soprattutto in questo contesto di inflazione ostinata.

Il valore e il reddito degli asset dei fondi potrebbero diminuire così come aumentare, determinando movimenti al rialzo o al ribasso del valore dell’investimento. Non vi è alcuna garanzia che l’obiettivo dei fondi verrà realizzato ed è possibile che non si riesca a recuperare l’importo iniziale investito. Le opinioni espresse in questo documento non sono da intendersi come raccomandazioni consigli o previsioni. Non prestiamo servizi di consulenza finanziaria. Per qualsiasi dubbio circa l'idoneità di un investimento alle proprie esigenze, si raccomanda di rivolgersi a un consulente finanziario di fiducia.

Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri.

Azioni e obbligazioni hanno messo a segno risultati positivi nel primo trimestre 

Nei primi tre mesi dell’anno, la crescita globale è stata più solida del previsto e ciò ha giocato a favore dei titoli azionari. Il segmento azionario globale ha infatti generato un 4% nel periodo in analisi, con guadagni distribuiti tra varie regioni e diversi settori. Le azioni europee hanno registrato una sovraperformance, con l’8,5%, mentre l’azionario statunitense ha arrancato rispetto al mercato azionario complessivo nel mese di gennaio, pur registrando a marzo un’inversione.

Dopo la brusca correzione sui titoli bancari, le grandi società tecnologiche statunitensi hanno messo a segno performance brillanti. I titoli growth hanno guadagnato il 15% nel corso del trimestre, rispetto a circa l’1% generato da quelli value, che includono società energetiche e finanziarie.

La combinazione di dati economici incoraggianti nel mese di febbraio e un’inflazione “vischiosa” ha portato gli investitori obbligazionari a credere in un ulteriore aumento dei tassi di interesse.

I rendimenti sui bond statunitensi a più breve termine hanno toccato il 5% annuo. Il tracollo di SVB e i timori per il settore bancario più in generale hanno in seguito provocato una brusca rivalutazione dei limiti oltre i quali i continui rialzi dei tassi da parte delle banche centrali provocherebbero una vera “rottura”.

Nel mese di marzo i titoli di Stato sono balzati in avanti. I rendimenti delle obbligazioni statunitensi a breve termine sono scesi sotto al 4% annuo e il mercato globale del reddito fisso ha generato il 3% nel corso del trimestre.

Siamo già in fase di recessione?

L’attività economica nelle economie dei mercati sviluppati come Regno Unito e Stati Uniti ha mostrato una tenuta migliore del previsto grazie alla resilienza dei settori dei servizi. Nonostante le aspettative di recessione, il mercato del lavoro resta solido, la spesa dei consumi ugualmente e i livelli di fiducia complessiva delle imprese sono migliorati.

Negli Stati Uniti l'economia è meglio isolata dai prezzi energetici elevati e i risparmi delle famiglie stanno ancora compensando l'aumento dei prezzi, a sostegno della spesa. Nel Regno Unito e in Europa, il calo dei prezzi energetici, arrivati alle stelle, ha permesso alle economie di ottenere sorprese positive a fronte di aspettative piuttosto negative.

A nostro avviso, nel 2023 la crescita economica delle economie sviluppate sarà scarsa o nulla, mentre dovremmo assistere a una crescita più sostenuta in Asia.

Le banche stanno vivendo una crisi?

Il crollo della SVB nel primo trimestre ha rappresentato la ricaduta più recente del passaggio dei tassi di interesse da un livello prossimo allo 0% per diversi anni al 3% pa, al 4% pa e al 5% pa in Europa, Regno Unito e Stati Uniti. I risparmiatori statunitensi stanno prelevando i loro fondi dai depositi bancari a basso rendimento per ottenere rendimenti più elevati, acquistando prestiti governativi statunitensi a breve termine al 5% annuo e le banche statunitensi di dimensioni ridotte hanno avuto difficoltà a raccogliere fondi sufficienti per restituire ai risparmiatori i loro contanti.

Le problematiche della Credit Suisse sono precedenti a quelle degli Stati Uniti e il valore delle azioni della banca di investimento è sceso di quasi l'80% negli ultimi due anni. In un contesto già difficile per le banche, gli investitori hanno continuato a cedere le azioni della Credit Suisse, inducendo le autorità svizzere a intervenire con un'acquisizione da parte di UBS.

Altre banche statunitensi non hanno avuto gli stessi problemi e sono state sostenute da nuovi programmi di prestito da parte delle autorità. In Europa non abbiamo assistito a tensioni simili, soprattutto perché le nostre normative bancarie sono più severe e le alternative ai depositi bancari sono meno numerose.

Nel complesso, non ci sembra di individuare impatti economici considerevoli derivanti dalla crisi bancaria. È probabile che gli standard di prestito diventino più stringenti, il che potrebbe incidere sui settori con maggiore leva finanziaria, come quello degli immobili commerciali, più sensibili alle oscillazioni dei tassi di interesse. 

In generale, l'indebitamento delle famiglie e delle imprese non è eccessivo e i prestiti a tasso fisso o finanziati a tassi più bassi prima dell'aumento dei tassi compenseranno gran parte dell'impatto.

L’inflazione è ancora un problema?

L’inflazione sta frenando ma resta eccessivamente elevata. Nell'ultimo trimestre abbiamo assistito a un calo delle componenti più volatili (energia, materie prime e prezzi dei prodotti alimentari), ma i prezzi del settore dei servizi continuano a salire.

L'inflazione continua a rappresentare un problema per le banche centrali, che cercano di spingere i prezzi al ribasso con tassi di interesse più elevati e di gestire le tensioni nel sistema finanziario causate da questi tassi più alti.

Riteniamo che l'inflazione scenderà perché i prezzi dei servizi più elevati tendono a essere in ritardo rispetto all'aumento dei prezzi energetici e alimentari. Ad esempio, è evidente che i costi degli alloggi stiano ora iniziando a segnare una battuta d’arresto. Tuttavia l'inflazione non calerà tanto rapidamente quanto previsto dal mercato e non tornerà ad avvicinarsi all’obiettivo delle banche centrali.

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By M&G Investments

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