Macro
5 min di lettura 15 mag 24
Le elezioni più seguite del 2024 si svolgeranno negli Stati Uniti, che si preparano a una rivincita tra Biden e Trump il 5 novembre. Al di là del candidato che vincerà la presidenza, l'attenzione internazionale si concentra sulle conseguenze geopolitiche nel contesto degli sviluppi macroeconomici. L'inflazione ne è un esempio lampante, dato l’impatto della politica monetaria sulla direzione di marcia e persino sulle relazioni tra Paesi che, per estensione, potrebbero avere un impatto sul commercio globale.
“Negli ultimi anni abbiamo potuto toccare con mano il ritmo frenetico al quale può variare l’inflazione, quindi gli investitori dovrebbero osservare molto attentamente questi sviluppi e aspettarsi una potenziale volatilità alla quale dovranno reagire”, afferma Maria Municchi, gestore multi-asset.
Prevedere il futuro non è possibile, quindi gli investitori non possono (e forse non sarebbe saggio) posizionarsi per risultati iper-specifici. Tuttavia, osserva Maria, "sappiamo che l'incertezza sull'esito delle elezioni (e la loro anticipazione) tende a creare una ripartizione erronea del patrimonio. Dovremmo osservare questo aspetto e cercare di sfruttare alcune delle opportunità che potrebbero presentarsi lungo il percorso".
Mentre tutti gli occhi sono puntati sulla Casa Bianca, anche il Congresso degli Stati Uniti è giunto a un importante confronto. I Democratici hanno bisogno di un guadagno netto di quattro seggi con tutti i 435 in lizza1, mentre per il Senato i Repubblicani hanno bisogno solo di due seggi in caso di rielezione dell'attuale Presidente Joe Biden e di uno per Donald Trump. "Sembra che le elezioni statunitensi saranno molto combattute", afferma Anthony Balestrieri, Chief Investment Officer per le Americhe.
"Se si pensa alle elezioni del 2020, Joe Biden vinse con un mero scarto di 43.000 voti nel Collegio Elettorale (in Arizona, Georgia e Wisconsin2). Questa elezione potrebbe essere ancora più combattuta. La capacità di approvare leggi su larga scala sarà difficile a prescindere da chi vincerà, quindi alcune delle questioni geopolitiche per le quali i candidati possono mettere in atto misure esecutive per apportare cambiamenti potrebbero rappresentare l’elemento principale da tenere d'occhio", aggiunge.
Nel Regno Unito si prevede un passaggio di consegne dopo 14 anni di avvicendamento di primi ministri conservatori che hanno presieduto un'epoca determinante della politica britannica, di cui la Brexit è l'esempio più significativo.
Oggi ci troviamo in un'epoca in cui la politica è più importante che mai per gli investitori, dati i vari possibili esiti che si prospettano.
I nuovi governi possono avere un impatto significativo sui mercati finanziari, un fenomeno quasi immediato di cui il Regno Unito è stato testimone con l’amministrazione lampo di Liz Truss, il cui mini-bilancio ha avuto conseguenze piuttosto importanti.
"Da un punto di vista degli investimenti, con il Regno Unito abbiamo visto come i mercati possano prendere nel modo sbagliato una politica mal concepita", afferma David Parsons, responsabile del team di investment specialist per il Fixed Income. Non è sempre il risultato delle elezioni, ma quello che i governi fanno in seguito, che spesso rappresenta un fattore scatenante.
"È difficile, a mio avviso, posizionarsi in modo speculativo prima di molte elezioni. Direi piuttosto che, dal punto di vista degli investimenti, l'esperienza di Liz Truss illustra perfettamente la necessità di essere in grado di rispondere a ciò che accade piuttosto che prevederlo", aggiunge.
"È fondamentale mantenere la funzione di risposta nei portafogli: liquidità, flessibilità per potersi muovere per trarre vantaggio da ciò che accade, piuttosto che cercare di anticipare tutto ciò che potrebbe accadere in anticipo".
Le votazioni nel Paese più popoloso del mondo, che conta 1,4 miliardi di persone, si svolgeranno in sette fasi tra il 19 aprile e il 1 giugno. Il Bharatiya Janata Party (BJP) di Narendra Modi sembra pronto ad aggiudicarsi un terzo mandato al potere. Modi si presenta alle elezioni forte dei dati economici: è stato reso noto che l'economia sia cresciuta dell'8,4% nell'ultimo trimestre del 2023, il ritmo più veloce in un anno e mezzo3.
Anche se le elezioni di vasta portata non sempre producono grandi sorprese, gli investitori dei mercati emergenti seguiranno con attenzione ciò che accadrà in India e oltre.
"A volte, quando ci sono elezioni degne di nota in termini di popolazione, non significa necessariamente che ci saranno grandi opportunità di investimento, e con questo intendo l'impatto sui prezzi degli asset” afferma Claudia Calich, Head of Emerging Markets Debt.
In effetti, proprio il fatto che le aspettative che il BJP e la popolarità del Primo Ministro Narendra Modi restino relativamente elevate, determina un potenziale status quo in termini di politiche economiche e così via. Da questo punto di vista, non ci stiamo concentrando sull'India quanto su altre elezioni in cui potremmo assistere a un cambiamento della politica economica o di altri fattori che potrebbero avere un impatto sull'economia o sulla percezione del rischio nei confronti di quel Paese.
"Ne segnalerei un paio cui stiamo prestando particolare attenzione" aggiunge Claudia Calich. “Uno di questi è il Sudafrica, dove si prevede che l'African National Congress (ANC) perderà la maggioranza in Parlamento. A questo punto si pone la domanda: con chi costruire una coalizione? Questo avrà importanti implicazioni, potenzialmente sul piano fiscale, se la coalizione includerà un partito che potrebbe essere un po' più permissivo in termini di spesa e così via, oppure no".
Un altro Paese in cui potrebbero esserci implicazioni sul piano fiscale è il Messico, il più grande partner commerciale e di produzione degli Stati Uniti4. Nel mese di giugno quasi 100 milioni di messicani andranno alle urne a livello locale, statale e nazionale; il vincitore della corsa presidenziale avrà un mandato di sei anni.
"Le relazioni tra Stati Uniti e Messico sono estremamente importanti dal punto di vista commerciale e migratorio, sia in caso di presidenza Trump che di presidenza Biden", afferma Claudia Calich. "Che agli Stati Uniti piaccia o meno, hanno bisogno del Messico, soprattutto perché le relazioni con la Cina sono a dir poco problematiche. Da questo punto di vista, credo che l'impatto non sarà così significativo. L'amministrazione Trump ha rinnovato l'accordo di libero scambio tra Messico, Canada e Stati Uniti, quindi per ora è praticamente lo status quo".
Nicolás Maduro esercita il potere sulla nazione con le maggiori riserve di petrolio al mondo dal 2013. L'inflazione annuale ha superato il 100% dal 20145 e tra il 2014 e il 2021 l'economia venezuelana si è ridotta di circa il 75%6, andando a gravare soprattutto sulla gente comune.
Claudia Calich sottolinea come il Venezuela possa avere il maggiore impatto sui prezzi degli asset. "Se accettassero elezioni ritenute libere ed eque dagli osservatori internazionali, ciò potrebbe facilmente avere un impatto del 20% o del 30% sui prezzi: un impatto positivo o un rally, in tal caso, oppure un impatto negativo, un'importante correzione, se ciò non dovesse avvenire", osserva Claudia Calich.
L'emergenza climatica globale è da tempo una questione politica. Gli Stati Uniti sono stati inizialmente firmatari dell'Accordo di Parigi, prima di ritirarsi con Trump e poi di rientrare con Biden. Quanto è importante per gli investitori?
"C'è sicuramente grande attenzione per ciò che la prossima amministrazione degli Stati Uniti attuerà in termini di normative climatiche", afferma Municchi.
Un tema centrale del 2023 è stato quello della crescita ingente della capacità di energia rinnovabile a livello globale - il 50% in più rispetto alla crescita del 20227.
"In questo contesto, la Cina ha svolto un ruolo centrale", osserva Municchi. "L'installazione di impianti solari fotovoltaici nel 2023 è aumentata di oltre il 100% rispetto all'anno precedente8. Se guardiamo all'attuale traiettoria di crescita della capacità di energia rinnovabile, le aspettative dell'Agenzia Internazionale per l'Energia (IEA) sono di una crescita costante che porterà a livelli non troppo lontani dall'obiettivo di triplicare l'attuale capacità di energia rinnovabile, ribadito alla COP28", osserva Municchi.
Per limitare il surriscaldamento globale a non più di 1,5 gradi Celsius, come richiesto dall'Accordo di Parigi, le emissioni devono essere ridotte del 45% entro il 2030 e raggiungere lo zero netto entro il 2050. Le misure politiche restano di importanza cruciale in questo sforzo.
All'inizio di quest'anno, il governo britannico ha riferito di aver dimezzato le emissioni di gas serra tra il 1990 e il 2022, con le energie rinnovabili che ora rappresentano più del 40% dell'elettricità9. Sebbene ciò sia promettente, il raggiungimento dell'obiettivo "net zero" rappresenta uno sforzo di portata globale.
Il valore degli investimenti è destinato ad oscillare. Questo determina il movimento al rialzo o al ribasso dei prezzi e la possibilità che non si riesca a recuperare l'ammontare inizialmente investito. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Le opinioni espresse nel presente documento non sono da intendersi come raccomandazioni, consigli o previsioni.