10 min di lettura 18 set 24
Un tempo note per il ruolo svolto nel soddisfare le esigenze di trasporto e comunicazione di una popolazione sempre più industrializzata e urbanizzata, le infrastrutture, come settore, si sono evolute radicalmente in risposta a fattori importanti come la crisi climatica e il cambiamento demografico. La fase che stanno attraversando attualmente comporta la creazione di sistemi resilienti e inclusivi che diano priorità alla sostenibilità e si adattino ai profondi cambiamenti della società. Noura Tan esplora le tendenze strutturali salienti che stanno definendo le opportunità future dell'asset class.
Negli ultimi anni, diversi sconvolgimenti globali hanno messo in luce alcune vulnerabilità profondamente radicate nelle nostre attuali infrastrutture, sottolineando le ripercussioni di investimenti insufficienti e la conseguente urgenza di colmare questa lacuna. Per soddisfare le esigenze infrastrutturali essenziali a livello globale, tra il 2022 e il 20401, saranno necessari circa 15.000 miliardi di dollari USA, mentre per raggiungere gli obiettivi “net zero” entro lo stesso anno sarà necessaria una cifra ancora maggiore, pari a 139.000 miliardi di dollari2. Se fino a qualche tempo fa si credeva che salvaguardare il mondo naturale significasse rallentare lo sviluppo infrastrutturale, in realtà è emerso come per affrontare le sfide ambientali più critiche sia necessario costruire nuove strutture. A tal fine, i mercati privati delle infrastrutture stanno registrando una crescita notevole accanto ai mercati pubblici già consolidati.
Come la maggior parte delle altre asset class, nel 2023 le infrastrutture hanno dovuto affrontare un contesto macroeconomico complesso, caratterizzato da tassi di interesse elevati, pressioni inflazionistiche, volatilità dei mercati e prospettive economiche complessivamente contrastanti. Nonostante la performance deludente in determinati sottosettori, sia le infrastrutture quotate che quelle non quotate hanno dato prova di risultati importanti rispetto ai mercati azionari, mantenendo al contempo la loro stabilità a livelli analoghi a quelli del segmento obbligazionario.
Come si colloca l’infrastruttura rispetto alle altre asset class?
Fonte del grafico: Infrastrutture quotate: FTSE Global Core Infrastructure 50/50 index in USD al Q3 2023, infrastrutture non quotate: Burgiss Global Private Capital Performance in USD al Q3 2023, obbligazionario: Bloomberg Barclays Global Aggregate index in USD al Q3 2023, azionario: MSCI World Index in USD al Q3 2023).
Le crescenti pressioni per tenere fede agli impegni climatici assunti, trasferire le filiere produttive in risposta alle tensioni geopolitiche e trarre vantaggio dai principali facilitatori di misure politiche sono alla base della costante domanda di asset infrastrutturali. Al contempo, le mutevoli dinamiche macroeconomiche e i modelli di business innovativi stanno portando al decentramento nell’intero settore, creando nuove opportunità in un’asset class un tempo dominata dai monopoli.
Alla luce dello storico accordo raggiunto alla COP28 allo scopo di abbandonare i combustibili fossili e triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030, gli investitori devono assicurarsi che i loro portafogli siano in grado di adeguarsi all'evoluzione delle esigenze energetiche. La domanda di combustibili fossili dovrebbe rallentare, con 50 compagnie petrolifere e del gas che si sono impegnate a raggiungere emissioni di metano prossime allo zero entro il 20303 e con le rinnovabili che dovrebbero costituire l'80% della nuova capacità energetica nello stesso anno4.
Ed Clarke, Co-fondatore, Infracapital, afferma: “Lo scenario non era così complesso dai tempi della crisi finanziaria globale e ha creato molta incertezza. Nel 2024 si stanno tenendo numerose elezioni politiche di estrema importanza nel Regno Unito, in Europa e negli Stati Uniti, ma è evidente che la tematica delle infrastrutture resta saldamente in primo piano. Il panorama attuale crea interessanti opportunità di investimento in infrastrutture energetiche sostenibili o di transizione degli asset esistenti verso soluzioni più pulite”.
Con la transizione verso un nuovo mix energetico caratterizzato da una quota maggiore di fonti energetiche rinnovabili, dobbiamo far fronte alle sfide dell'intermittenza e della variabilità intrinseche alle fonti rinnovabili. Oltre alla generazione di energia rinnovabile, lo sviluppo di impianti di stoccaggio dell'energia e il miglioramento della resilienza della rete sono segmenti altrettanto importanti del nostro percorso verso il net zero.
Con circa il 10% delle emissioni mondiali di CO2, l’industria dei trasporti rappresenta un elemento cruciale nell’ambito degli forzi di decarbonizzazione5. Negli ultimi due anni gli Stati Uniti e l'India si sono uniti ad altri 31 Paesi per impegnarsi a raggiungere il 100% di vendite di nuovi autobus a emissioni zero entro il 20406. Oggi gli autobus elettrici sono il segmento stradale più elettrificato, esclusi i veicoli a due/tre ruote7.
Zenobe, che supporta oltre 1.000 veicoli elettrici (EV) in tutto il mondo, è emersa come uno dei principali operatori del Regno Unito, operando in tre segmenti di business chiave: flotte elettriche, infrastrutture di rete e batterie second life. Secondo le stime, la flotta globale di veicoli elettrici consumerà tra i 950 terawattora (TWh) e i 1.150 TWh nel 2030, il che equivale all'incirca al consumo totale di elettricità in Medio Oriente nel 20238,9. Questa impennata dovrà essere supportata da adeguate strutture di stoccaggio dell'energia in grado di fornire energia sicura e conveniente a una rete resiliente.
Allo scopo di risparmiare oltre 1 milione di tonnellate di emissioni di CO2 nell'arco di 15 anni, l'importante progetto Capenhurst da 100 megawatt di Zenobe è il primo a vantare un contratto commerciale per i servizi di potenza reattiva e costituisce la più grande batteria direttamente collegata alla rete di trasmissione in Europa. In un mercato energetico dinamico, gli investitori possono trarre vantaggio dallo sfruttamento dei progressi tecnologici e dal crescente sostegno politico per realizzare la più ampia gamma di infrastrutture necessarie per la transizione energetica.
Nel corso della storia, la terra è stata riconosciuta come uno dei tre fattori di produzione, insieme alla manodopera e al capitale. Si stima che il mondo naturale generi un valore economico di 44.000 miliardi di dollari10 e che l'85% delle attività dirette delle maggiori imprese mondiali dipenda fortemente dalla natura11.
Tuttavia, il concetto di “capitale naturale” (lo stock mondiale di risorse naturali e i relativi servizi ecosistemici) rappresenta ancora un tema emergente per gli investitori. Sebbene esistano opportunità concrete in questo settore, ci aspettiamo che la gamma di asset investibili si espanda in modo esponenziale, in quanto il capitale naturale è sempre più allineato alle infrastrutture come soluzione integrata per affrontare sfide quali l'elevato costo del capitale e il rischio assicurativo.
Gli asset di capitale naturale comprendono foreste, zone umide, fiumi, oceani e altre aree ricche di biodiversità che svolgono un ruolo cruciale nel sostenere servizi ecosistemici essenziali come la produzione di aria e acqua pulite, le normative climatiche e la conservazione degli habitat.
La creazione di mercati del carbonio e della biodiversità sta diffondendo un nuovo approccio di investimento noto come “stacking”, in cui più servizi ecosistemici vengono monetizzati da un unico luogo. L'integrazione degli asset di capitale naturale nelle infrastrutture farà emergere una gamma nuova di opportunità di investimento, che comprendono aree come la generazione di energia rinnovabile, l'agricoltura rigenerativa e la gestione sostenibile del territorio.
Tra i vari esempi figura la conversione dei rifiuti organici generati dalla raccolta del legname in materia prima di biomassa per la produzione di bioenergia. Oltre alla vendita di prodotti e di energia rinnovabile, i flussi di cassa possono essere garantiti attraverso crediti bancari di mitigazione, pagamenti per servizi ecosistemici, affitto di terreni, ecoturismo e attività ricreative. Se strutturati nel giusto modo, gli asset di capitale naturale possono presentare caratteristiche difensive simili a quelle degli asset infrastrutturali.
In quanto ecosistema critico con il potenziale di cattura e sequestro del carbonio a lungo termine, le foreste si trovano al crocevia tra gli sforzi di decarbonizzazione e conservazione. Gli investitori che cercano di diversificare la loro allocazione sul mercato privato stanno considerando sempre più spesso gli investimenti forestali sostenibili come un'opportunità emergente che coniuga il profilo difensivo di rischio-rendimento degli investimenti forestali tradizionali a strategie innovative di crescita del capitale.
I proprietari terrieri che in passato dipendevano dal reddito derivante dall’industria boschiva potrebbero ora cercare potenziali rendimenti dai mercati del carbonio e della biodiversità partecipando a programmi di protezione e ripristino della natura. Questi flussi di reddito a lungo termine possono rappresentare una fonte di reddito diversificata che, secondo le stime, dovrebbe diventare più preziosa nel tempo, data la crescente urgenza per i Paesi e le aziende di prendere in considerazione gli obiettivi “net zero”. I contratti a lungo termine con le grandi società e i mercati regolamentati possono offrire l'opportunità di trasformare questi ecosistemi critici in beni simili alle infrastrutture. Queste tendenze hanno innescato una notevole impennata nel volume delle transazioni private, in quanto i proprietari degli asset cercano di sfruttare i flussi di reddito emergenti.
Nel novembre 2022 abbiamo assistito al più grande investimento privato in foreste incentrato sulla conservazione nella storia degli Stati Uniti, quando Aurora Sustainable Lands ha acquisito un portafoglio di terreni boschivi da 1,5 miliardi di dollari. La joint venture tra Anew Climate e gli investitori azionari guidati da Oak Hill Advisors ha visto l'acquisto di 1,5 milioni di acri di terreni boschivi commerciali che sarebbero stati riconvertiti per progetti di crediti di carbonio basati su una migliore gestione forestale.
A un anno dall'acquisizione, la società ha generato e venduto crediti di carbonio che rappresentano 7,5 milioni di tonnellate di rimozione di emissioni di carbonio. L'iniziativa rappresenta solo un esempio di come gli operatori del settore privato stiano attingendo ai nuovi mercati e ai nuovi facilitatori di misure politiche per ottenere rendimenti adeguati per il rischio, soddisfacendo al contempo la richiesta di decarbonizzazione e conservazione.
Dai contatori smart alle città intelligenti che stanno iniziando a creare un mondo progressivamente digitalizzato, sembra che tutti gli aspetti della nostra vita siano in fase di “smartificazione”. Le tecnologie moderne come l'Internet delle cose (Internet of things, IoT), i sistemi di localizzazione e l'intelligenza artificiale (AI) vengono sempre più spesso integrati nelle infrastrutture fisiche per ottimizzarne le prestazioni. In agricoltura, ad esempio, gli agricoltori applicano l'analisi dei dati per prevedere la resa dei raccolti raccogliendo e analizzando i dati sulle condizioni meteorologiche, sulla qualità del suolo e sulle pratiche di gestione.
Il perseguimento della smartification in tutti i settori, accelerato dal boom dell'intelligenza artificiale, sta garantendo la domanda di asset infrastrutturali digitali come le reti in fibra ottica e i centri dati, che vengono sempre più considerati come infrastrutture critiche.
Johnny Hughes, Investment Director, Listed Infrastructure, commenta: “Si tratta di offrire un approccio moderno a un settore antico. Le ferrovie e i porti marittimi esistono da secoli, ma le reti di pagamento digitali sicure, i magazzini per l'archiviazione dei dati, le transazioni finanziarie e le reti in fibra ottica costituiscono ora parte integrante del tessuto infrastrutturale delle società moderne.” Una volta considerati asset a rischio elevato, gli asset infrastrutturali digitali sono ora noti per la loro capacità di generare flussi di cassa costanti nel lungo periodo, avendo prodotto nel 2023 risultati positivi nonostante le condizioni macroeconomiche e un rallentamento generale delle transazioni.
I dati vengono ormai considerati il nuovo petrolio e la domanda di strutture di archiviazione ed elaborazione è in aumento. Nonostante il difficile contesto macroeconomico dello scorso anno, nei primi nove mesi sono stati investiti 80 miliardi di dollari nell'infrastruttura digitale globale, di cui 16 miliardi stanziati per progetti di centri dati12.
La necessità di centri dati sta determinando una maggiore crescita dei ricavi e un migliore potere di determinazione dei prezzi per gli operatori di data centre come Equinix, che possiede e gestisce 242 dei centri dati del mondo. La società è inoltre all'avanguardia nella sostenibilità dei centri dati, avendo raggiunto oltre il 96% di copertura di energia rinnovabile per il suo portafoglio globale nel 2022 ed essendo il primo operatore di centri dati a impegnarsi a utilizzare il 100% di energia pulita e rinnovabile.
Tuttavia, la disponibilità di infrastrutture di alimentazione e raffreddamento sufficienti a supportare carichi maggiori rappresenta una sfida per l'espansione di nuove forniture. Gli operatori di data centre come Equinix, che hanno integrato considerazioni sull'efficienza energetica in reti ben sviluppate, sono ben posizionati per offrire libero spazio a una crescita considerevole degli utili.
Trattandosi di una classe d'investimento relativamente giovane e che risponde a un settore in evoluzione, è necessaria una comprensione più approfondita degli asset infrastrutturali. Tra foreste e centri dati, l'universo degli asset investibili nei mercati delle infrastrutture pubbliche e private si è ampliato rapidamente, creando confusione su ciò che oggi si può definire asset infrastrutturale.
Ciò che caratterizza un asset infrastrutturale non sono necessariamente i suoi attributi fisici, ma il suo profilo di rischio-rendimento come fornitore di servizi essenziali, come sottolinea Anish Majmudar, Head of Real Assets, Impact and Private Equity: “Un investitore in infrastrutture pensa sempre a caratteristiche come la protezione degli asset, l'elevata anelasticità dei ricavi, preferibilmente con un legame con l'inflazione, l'essenzialità di questi asset per un particolare ecosistema, in modo da avere complessivamente un asset resiliente con caratteristiche difensive in grado di performare attraverso i cicli di mercato”. In quest'ottica, l'inclusione di asset infrastrutturali all'interno di un portafoglio d'investimento più ampio continua a offrire stabilità, diversificazione e rendimenti a lungo termine.
Pur comprendendo una vasta gamma di temi, queste rimangono opportunità interconnesse in cui un approccio all'intera catena di fornitura, attraverso regioni e sottosettori, può dare vita a diversi punti di ingresso per gli investitori. Martin Lennon, Co-fondatore, Infracapital, afferma: “Abbiamo il vantaggio di detenere un portafoglio piuttosto ampio e diversificato di attività.”
Alcuni di queste potrebbero essere negli stessi settori, ma anche in paesi diversi. Possiamo coniugare queste esperienze e competenze, come facciamo periodicamente, per condividere le migliori conoscenze e idee e cercare di garantire che non si tratti solo di un gruppo di investimenti individuali, ma di una comunità di infrastrutture collettive, se così si può dire. Credo che questo sia il modo migliore per far fronte ad alcune delle questioni sistemiche piuttosto impegnative davanti alle quali ci troviamo e per individuare le opportunità presenti sul mercato”.
Dalle ferrovie alle rinnovabili, la continua evoluzione del settore significa che l'asset class non ha mai beneficiato quanto ora di una diversificazione così ampia, sostenuta da solidi fondamentali di mercato. Lo scenario attuale dà origine a opportunità future che pongono grande enfasi sull'innovazione pur mantenendo le caratteristiche difensive storicamente associate all'asset class. Con il volume di nuove infrastrutture da sviluppare, l'asset class non solo offre una copertura contro cicli di mercato incerti, ma anche un considerevole potenziale di rendimento sostenendo la sua crescita. L'opportunità e la responsabilità di ridefinire il nostro panorama sono ora nelle nostre mani.
1Amin Mohseni-Cheraghlou and Naomi Aladekoba, “The global infrastructure financing gap: Where sovereign wealth funds and pension funds can play a role”, (atlanticcouncil.org), Ottobre 2022.
2International Federation of Consulting Engineers (FIDIC) and Ernst & Young (EY), “Closing the sustainable infrastructure gap to achieve net zero”, (issuu.com), giugno 2023.
3Eklavya Gupte, Claudia Carpenter, Ivy Yin, and Jennifer Gnana. “COP28: Fifty oil and gas companies sign net zero, methane pledges”, (spglobal.com), Dicembre 2023.
4International Energy Agency (IEA), “World Energy Outlook 2030”, (iea.org), ottobre 2023.
5International Energy Agency (IEA), “Breakthrough Agenda Report 2023”, (iea.org), settembre 2023.
6Global Commercial Vehicle Drive to Zero, “Memorandum of Understanding (MOU) on Zero-Emission Medium- and Heavy-Duty Vehicles”, (globaldrivetozero.org).
7International Energy Agency (IEA), “Global EV Outlook 2023”, (iea.org), aprile 2023.
8International Energy Agency (IEA), “Global EV Outlook 2023”, (iea.org), aprile 2023.
9International Energy Agency (IEA), “Electricity Market Report Update”, (iea.org), luglio 2023.
10World Economic Forum, “Nature Risk Rising: Why the Crisis Engulfing Nature Matters for Business and the Economy”, (weforum.org), gennaio 2020.
11S&P Global Sustainable 1, “How the world’s largest companies depend on nature and biodiversity”, (spglobal.com), maggio 2023.
12Linklaters, “Data centre momentum continues as $16bn is invested in first nine months of 2023”, (linklaters.com), novembre 2023.
Il valore degli investimenti è destinato ad oscillare. Questo determina il movimento al rialzo o al ribasso dei prezzi e la possibilità che non si riesca a recuperare l'ammontare inizialmente investito. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Approfondimenti correlati