Outlook
5 min di lettura 16 dic 24
Il 2024 si è rivelato un anno molto movimentato, con un numero record di elezioni su scala globale, il timore costante per le prospettive della politica monetaria e alcuni episodi di estrema turbolenza sui mercati. Tuttavia, il contesto complesso non ha fermato i mercati azionari: l'indice S&P 500 negli Stati Uniti ha segnato un’impennata di oltre il 25%, sfiorando i massimi storici. Anche i prezzi dell'oro sono saliti alle stelle, a testimonianza di una maggiore incertezza, mentre i rendimenti dei titoli di Stato hanno deluso.
Guardando al 2025, quali sono le tendenze che con ogni probabilità influenzeranno i mercati finanziari e quali le aree in cui gli investitori potrebbero individuare potenziali opportunità nei prossimi mesi?
Negli ultimi anni, l'inflazione e i tassi d'interesse hanno rappresentato aspetti critici per gli investitori. Le banche centrali, in particolare la Federal Reserve (Fed) statunitense, sono di conseguenza balzate al centro della scena. Alle soglie del 2025, le principali banche centrali stanno per invertire i loro recenti e aggressivi aumenti dei tassi d'interesse. Gli investitori hanno dovuto attendere l'inizio di questo processo più a lungo del previsto. La Fed, ad esempio, ha mantenuto invariati i tassi per 18 mesi prima di attuare finalmente dei tagli a settembre 2024.
David Knee, Deputy CIO Fixed Income, sostiene che la posizione della Fed sui tassi “più alti più a lungo” abbia messo in discussione la teoria economica prevalente. Osserva come, nonostante l'aumento del 5% dei tassi d'interesse negli Stati Uniti e altrove, le economie avanzate abbiano dimostrato una notevole capacità di recupero. Secondo una buona parte degli investitori, invece di aver provocato una recessione, i responsabili delle politiche monetarie sembrano aver messo in atto un “atterraggio morbido” dell'economia: hanno ridotto l'inflazione senza scatenare un forte rallentamento economico.
In prospettiva, anche se il ciclo dei tagli dei tassi a livello globale è ormai in corso, vi è incertezza sull'entità e sul ritmo di ulteriori tagli. Le banche centrali stanno “scendendo dal picco” in maniera prudente, soprattutto negli Stati Uniti, dove l'economia resta solida. In futuro, potremmo assistere a una riduzione dei tassi di interesse a velocità diverse in base alle regioni, a seconda delle condizioni economiche.
L'unica eccezione degna di nota a questa tendenza al ribasso è la Banca del Giappone, che sembra destinata ad aumentare i tassi nel prossimo anno, dato che il Paese sta emergendo da decenni di deflazione.
Che cosa significherebbe la normalizzazione dei tassi d'interesse per chi investe in obbligazioni globali? Secondo David Knee, i rendimenti assoluti sono ancora interessanti sia per le obbligazioni a brevissimo termine che per quelle a più lunga scadenza, in quanto offrono una certa protezione contro un potenziale aumento dell'inflazione.
Inoltre, suggerisce che le obbligazioni con scadenze più lunghe offrano un potenziale contrappeso all'esposizione azionaria in caso di deterioramento del contesto macroeconomico e di declino dei mercati azionari.
La tesi pro-obbligazioni societarie presenta contorni sfumati. Gli spread di credito (il livello di compensazione che gli investitori si aspettano rispetto al rendimento di un asset privo di rischio come i titoli di Stato) sono modesti e gli investitori non sono sufficientemente remunerati per i rischi societari a lungo termine, né sul debito investment grade né su quello più rischioso ad alto rendimento. D'altra parte, i rendimenti assoluti sembrano prossimi alle medie di lungo periodo.
Secondo la valutazione di David, gli investitori obbligazionari dovranno essere cauti per il 2025 e i portafogli potrebbero trarre vantaggio da posizionamenti difensivi.
Se da una parte le ipotesi sulle misure delle banche centrali si stanno stemperando per il 2025, Donald Trump potrebbe adesso rappresentare una nuova importante fonte di incertezza per i mercati finanziari. Dalla sua vittoria elettorale nel novembre 2024, il potenziale impatto delle sue politiche in nome di “America First”, come i dazi e le restrizioni all'immigrazione, ha dominato i commenti e il flusso di notizie.
Ormai a ridosso del 2025, Fabiana Fedeli, CIO Equities, Multi Asset e Sostenibilità, sostiene che con ogni probabilità il “Trump trade” (investire in titoli che potrebbero trarre vantaggio dalle sue politiche) resterà l’elemento chiave per molti investitori. A suo avviso, le aspettative di una minore regolamentazione e di una riduzione delle imposte sono positive per l'immediato quadro macroeconomico degli Stati Uniti, ma non per il quadro fiscale a più lungo termine. Una delle principali preoccupazioni di alcuni investitori è che le politiche di Trump possano accelerare il crescente deficit degli Stati Uniti.
Elevate tariffe sulle importazioni avrebbero un effetto negativo sull'economia statunitense, in particolare sull'inflazione, rendendo più costosi i beni importati. Qualsiasi impatto inflazionistico delle politiche di Trump potrebbe modificare la traiettoria delle decisioni della Fed.
Si discute molto di cosa accadrà durante la seconda amministrazione Trump ma, in realtà, solo il tempo ci dirà quante delle politiche proposte verranno attuate, e in quale misura.
Sebbene la crescita robusta e le aspettative sulle politiche di Trump potrebbero portare il mercato azionario statunitense a sovraperformare nuovamente nel 2025, Fabiana ritiene che vi siano interessanti opportunità bottom-up legate a specifici titoli in altri mercati, come l'Europa e l'Asia.
In Europa, Fabiana indica le opportunità nei settori più sensibili all'economia, come quelli chimico e dei materiali. Le banche costituiscono un'altra area potenzialmente interessante. La cautela degli investitori nei confronti del segmento azionario cinese, dovuta alle preoccupazioni per il rischio di dazi USA e per l'economia interna cinese, sta creando interessanti opportunità di stockpicking per gli investitori bottom-up.
Mentre gli investitori si destreggiano tra l'impatto delle politiche di Trump, le valutazioni elevate e l'ampliamento dei rendimenti al di là del settore tecnologico, la questione chiave per il 2025 sarà individuare le aree che potrebbero offrire i migliori rendimenti. La selettività resterà essenziale al fine di generare risultati superiori per i portafogli.
Negli ultimi anni l’interesse degli investitori nei confronti dei mercati privati, o alternativi, è decisamente cresciuto ed Emmanuel Deblanc, CIO Private Markets, è convinto che questo trend sia destinato a proseguire nel corso del 2025. Gli investitori istituzionali si stanno progressivamente allontanando dai mercati pubblici a favore degli asset privati. Nel frattempo, si stanno introducendo nuovi veicoli per consentire agli investitori non istituzionali di accedere all’asset class, aprendo gli investimenti in private markets a una base di investitori più ampia.
Emmanuel è ottimista in quanto l'apertura del mercato delle offerte pubbliche iniziali (IPO) potrebbe essere positiva per gli investimenti in private equity, dato che fornirebbe agli investitori i mezzi per chiudere i loro investimenti.
Con rendimenti reali (adeguati per l'inflazione) storicamente elevati, Emmanuel individua anche prospettive positive per il credito privato. L'asset class ha dimostrato buona tenuta in tutti i cicli di mercato e a suo avviso questa tendenza dovrebbe continuare. Nonostante alcune difficoltà, il settore immobiliare è in fase di ripresa e offre opportunità agli investitori nel 2025.
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e le potenziali turbolenze dell'economia globale rappresentano una considerevole fonte di incertezza. Con le banche centrali impegnate in un graduale percorso di riduzione dei tassi e le costanti preoccupazioni di una possibile recessione, crediamo che quello attuale non sia il momento giusto per compiacersi. In un mondo sempre più imprevedibile, siamo convinti che un approccio attivo e selettivo aiuterà gli investitori a individuare promettenti opportunità sul lungo periodo in tutte le diverse classi di attività nel nuovo anno.
Il valore degli investimenti è destinato ad oscillare. Questo determina il movimento al rialzo o al ribasso dei prezzi e la possibilità che non si riesca a recuperare l'ammontare inizialmente investito. Quando menzionate, le performance passate non sono indicative dei risultati futuri.
Le opinioni espresse nel presente documento non sono da intendersi come raccomandazioni, consigli o previsioni e non devono essere considerate una raccomandazione all'acquisto o alla vendita di un particolare titolo.