Azionario
6 min di lettura 15 mag 25
Negli ultimi anni, il value investing (ovvero l'acquisto di titoli non apprezzati con valutazioni modeste) non ha riscosso favore. Un periodo prolungato di sottoperformance dopo la crisi finanziaria globale ha alimentato l'idea che il value investing non funzioni più. Molti investitori hanno semplicemente rinunciato allo stile value.
Il dominio dei titoli growth nel mercato azionario statunitense e mondiale negli ultimi anni ha indubbiamente rappresentato una sfida anche per l'investitore value più convinto. Tuttavia, riteniamo che la sensazione diffusa rispetto all'investimento value sia sbagliata: siamo infatti convinti che le prospettive per l'investimento value siano attualmente molto promettenti e contestiamo con convinzione l'idea che il value non abbia alcun rilievo.
In molte regioni al di fuori degli Stati Uniti, il value ha effettivamente superato il growth negli ultimi 3 anni. In Europa e in Giappone, questa sovraperformance è stata considerevole, il che potrebbe sorprendere molti. Lungi dall'essere ormai acqua passata, a nostro avviso ciò mette in luce la grande rilevanza del value e quanto questo segmento meriti nuovamente l'attenzione degli investitori.
La percezione che il valore abbia ormai perso la sua rilevanza rappresenta solo uno dei numerosi falsi miti relativi all’investimento value. Diamo uno sguardo più da vicino ad alcune delle altre tesi infondate.
Una delle affermazioni più comuni è che le valutazioni più elevate dei titoli growth e quality siano giustificate dai loro fondamentali sottostanti. L'argomentazione è che questi titoli costosi non siano poi così costosi, data la loro qualità superiore o visti gli elevati livelli di crescita.
A nostro avviso, questa percezione è sbagliata: in molti casi le valutazioni elevate non sempre riflettono performance aziendali superiori. Prendiamo ad esempio Walmart, il colosso statunitense della vendita al dettaglio. La società è considerata da molti un business stabile e di qualità e, negli ultimi dieci anni, la sua valutazione è schizzata da un rapporto prezzo/utili futuri (PE) di circa 15x nel 2015 a circa 37x nel 2025.
In questo lasso di tempo, Walmart ha dovuto far fronte a molti cambiamenti, investendo, per esempio, nell'e-commerce e nell'automazione. Eppure, nonostante l'innovazione e gli investimenti considerevoli, il rendimento del capitale investito della società è rimasto costante al 13%. La valutazione di Walmart è più che raddoppiata in un decennio, ma non è stata accompagnata da un miglioramento dei fondamentali.
L'eccezionalismo e l'ottimismo degli Stati Uniti potrebbero mantenere la valutazione di Walmart a livelli elevati, nonostante i fondamentali rimangano stagnanti. Quando c'è una discrepanza tra le aspettative del mercato per un titolo e la realtà del business, è difficile prevedere le tempistiche di un’eventuale correzione, ma alla fine crediamo che i fondamentali sottostanti avranno la meglio. In ultima analisi, il mercato si riappropria dei vincoli di valutazione e si rende conto che la valutazione di una società non riflette i suoi fondamentali.
Per vedere questo aspetto con un esempio pratico, si può fare riferimento all'esperienza di Pernod Ricard, un'altra società percepita come incentrata sulla qualità. L'azienda europea produttrice di bevande ha visto il suo corso azionario salire vertiginosamente tra il 2009 e il 2022. Tuttavia, in questo periodo, il free cash flow della società non ha subito variazioni. Negli ultimi due anni, le azioni di Pernod Ricard hanno subito un brusco calo, perché gli investitori si sono resi conto che non c'è stato alcun cambiamento reale nella performance sottostante della società.
Resta ancora da vedere se questo potrebbe essere il destino di Walmart. Ma, seguendo l'esempio dell'Europa, suggeriamo che l'idea che “le elevate valutazioni dei titoli growth e quality siano sempre giustificate dai fondamentali” è, per citare l'attuale presidente degli Stati Uniti, una fake news.
Un'altra convinzione errata che riteniamo esista in merito al value investing è che gli investitori oggi debbano possedere solo i cosiddetti Magnifici Sette (Mag 7)1. A nostro avviso, tale convinzione è nata dal fatto che questi grandi titoli statunitensi, e in particolare Nvidia, dominano il mercato e hanno determinato le performance degli ultimi anni. Il fatto che essi rappresentino una proporzione notevole degli indici ha indubbiamente creato la percezione che il segmento growth stia andando decisamente meglio del value.
In contrapposizione a quest’idea, possiamo citare diversi esempi di titoli value che hanno ottenuto risultati altrettanto buoni, se non migliori, dei Mag 7. A differenza dei Mag 7, un paniere di titoli piuttosto correlati, legati a un tema simile (la new economy), il nostro paniere Magnificent Global Value è un gruppo eterogeneo, che spazia tra diversi settori e paesi.
A nostro avviso, la natura altamente concentrata del mercato statunitense e, per estensione, del mercato globale, non solo limita la diversificazione degli investitori, ma prevale anche sul contributo dei titoli value che hanno registrato buone performance.
Tuttavia, l'Europa non presenta lo stesso livello di concentrazione e in Europa vediamo molti titoli value attualmente in buona salute. Anche se le società di beni di lusso e le aziende di beni di consumo primari europee altamente valutate rappresentano una sfida, l'assenza di distorsioni dovute all'equivalente dei Mag 7 ha permesso al value di ottenere risultati in Europa negli ultimi due anni.
Quindi, in risposta all'idea che gli investitori debbano possedere solo i Mag 7, affermiamo che anche in questo caso si tratta di una fake news. La performance dei Mag 7 quest'anno ha aumentato la nostra convinzione in tal senso. Come gruppo i Mag 7 hanno perso terreno, mentre gli altri 493 titoli dell’indice S&P 500 sono cresciuti, così come i mercati azionari europei. A nostro avviso, ciò dimostra che esistono numerose opportunità interessanti al di là dei Mag 7.
Una tesi in cui ci imbattiamo avvalora l’idea che il value investing comporti la rinuncia a growth e quality. In una certa misura, questo è vero. L'acquisto di titoli più economici richiede un compromesso, ma il trucco consiste nel rinunciarvi il meno possibile. Oggi riteniamo che gli investitori value debbano fare sacrifici minimi. Nelle nostre strategie value siamo riusciti a costruire portafogli con un'ampia propensione al valore senza dover rinunciare molto in termini di qualità o crescita.
Osservando la crescita degli utili registrata negli ultimi 5 anni dai titoli del segmento più economico del mercato globale e di quello più costoso, possiamo notare che i rispettivi tassi di crescita in quasi tutti i settori sono molto simili, o che il segmento più economico del mercato ha effettivamente sovraperformato. Ci sono eccezioni degne di nota, come l'informatica e il settore immobiliare, ma a nostro avviso questo dimostra che i titoli più economici hanno avuto una performance non tanto negativa quanto si attendevano gli investitori.
Un'altra osservazione importante è l'ampio differenziale tra le valutazioni delle due categorie. Nella maggior parte dei casi, la valutazione del paniere di titoli più economici è circa la metà di quella del paniere più costoso; nel settore dei beni di consumo discrezionali è circa un terzo. Sebbene i risultati di ciascun paniere in termini di crescita degli utili siano stati piuttosto simili, le valutazioni sono estremamente diversificate sul mercato.
Di conseguenza, oggi gli investitori value possono potenzialmente costruire portafogli con un'ampia propensione al valore, senza dover rinunciare a molto in termini di growth o quality. Non devono guardare a società in difficoltà con bilanci in sofferenza o in fase di profonda ristrutturazione. Possono invece acquistare azioni di società con buone prospettive, con team di gestione discreti e che, a nostro avviso, possono generare buoni rendimenti.
Riteniamo che quello attuale sia un momento entusiasmante per gli investitori value e che l'idea che l'investimento value comporti una rinuncia a growth e value sia semplicemente, ancora una volta, una fake news.
L’universo value riserva, a nostro avviso, svariate opportunità agli investitori che guardano oltre le fake news relative al value investing. Innanzitutto, ci sono potenzialmente grandi vantaggi di diversificazione. In passato il valore era concentrato in alcune sacche del mercato, ma oggi è presente in tutto il mercato. Siamo convinti che ciò offra il potenziale per creare portafogli diversificati di buone società a valutazioni interessanti.
In un mondo incerto, riteniamo che il value offra un'esposizione agli asset di rischio a valutazioni interessanti e che, contrariamente ai falsi miti, rappresenti un'ottima opportunità a lungo termine.
1 I Magnifici Sette sono un gruppo di azioni mega-cap dominanti negli Stati Uniti: Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet, Meta, Nvidia e Tesla.
Il valore degli investimenti è destinato ad oscillare. Questo determina il movimento al rialzo o al ribasso dei prezzi e la possibilità che non si riesca a recuperare l'ammontare inizialmente investito. Quando menzionate, le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Le opinioni espresse nel presente documento non sono da intendersi come raccomandazioni, consigli o previsioni e non devono essere considerate una raccomandazione all'acquisto o alla vendita di un particolare titolo.