Obbligazionario
L’inflazione ha raggiunto il suo picco?
5 min di lettura 15 feb 23
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Probabilmente nel 2023 l’inflazione resterà una questione cruciale per gli investitori, anche se stiamo iniziando a osservare segnali di un allentamento delle pressioni, in particolare negli Stati Uniti, dove l’inflazione complessiva è ormai ben lontana dai suoi recenti picchi.
A nostro avviso l’inflazione dovrebbe continuare a rallentare nel 2023, in parte a causa degli effetti base e del calo dei prezzi delle materie prime, ma anche per via del duro inasprimento delle condizioni finanziarie nel corso dell’ultimo anno. In genere gli effetti della politica monetaria si manifestano con un ritardo di 12-18 mesi, pertanto riteniamo che il pieno impatto dei tassi di interesse più elevati inizierà a farsi sentire quest’anno.
Detto ciò, ci aspettiamo che l'inflazione dei servizi rimanga elevata ancora per un po’, dato che il mercato del lavoro statunitense, molto rigido, dovrebbe esercitare una pressione continua sui salari. Pertanto, se da un lato la banca centrale statunitense dovrebbe essere in grado di rallentare il ritmo dei propri rialzi con l'attenuarsi dell’inflazione complessiva, dall'altro probabilmente vorrà mantenere la politica in territorio restrittivo ancora per un po', e forse è prematuro parlare di un vero e proprio cambio di rotta della Fed in questa fase.
Guardando oltre il 2023, crediamo che la Fed potrebbe avere più difficoltà che in passato a contenere l’inflazione al di sotto del 2%. Questo perché molti dei fattori che l'avevano finora contenuta per diversi anni potrebbero iniziare a giocare un ruolo meno importante. Nel dettaglio, è probabile che in futuro la globalizzazione abbia meno rilievo, come dimostrano questioni quali l'onshoring delle catene di fornitura e l'aumento dell'utilizzo di tariffe e altre misure commerciali restrittive.
Fonte: Bloomberg (Indice US Urban consumers anno su anno), 31 dicembre 2022 (ultima pubblicazione). Le informazioni sono soggette a modifica e non sono garanzia dei risultati.
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